Skip to main content

Immagina di produrre energia pulita non solo sui tetti o nei campi solari, ma anche sotto la superficie del mare. Fantascienza? Non più. Un gruppo di ricercatori italiani ha fatto un passo avanti decisivo nello sviluppo del fotovoltaico subacqueo, aprendo scenari impensabili fino a pochi anni fa.

Celle solari a perovskite: il cuore dell’innovazione

Al centro di questo studio ci sono le celle solari a perovskite, un materiale che negli ultimi anni sta rivoluzionando il settore del fotovoltaico. La ricerca, pubblicata su Energy & Environmental Materials, è frutto della collaborazione tra il Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr), l’Università di Roma Tor Vergata e la società BeDimensional Spa, specializzata in materiali bidimensionali. L’obiettivo? Creare dispositivi capaci di produrre energia anche in ambiente marino, alimentando sonde, sensori e sistemi sottomarini senza bisogno di cavi o batterie da sostituire.

Perché l’acqua migliora il fotovoltaico subacqueo

I test condotti con una particolare perovskite (FAPbBr₃) hanno rivelato qualcosa di sorprendente: le prestazioni delle celle sono addirittura migliori nei primi centimetri d’acqua rispetto all’aria. Questo perché l’acqua filtra selettivamente la luce, lasciando passare soprattutto le lunghezze d’onda blu e verdi, perfettamente utilizzabili dal fotovoltaico subacqueo. Non solo: l’acqua agisce come un sistema di raffreddamento naturale, mantenendo le celle a temperatura ottimale e migliorandone l’efficienza complessiva.

Stabilità e sostenibilità: due pilastri fondamentali

Una delle sfide più grandi per il fotovoltaico subacqueo è la durabilità dei materiali. Per affrontarla, il team ha sviluppato un innovativo incapsulamento con adesivo polimerico idrofobico brevettato da BeDimensional. Questo rivestimento ha permesso alle celle di resistere dieci giorni in acqua salata senza rilasciare quantità pericolose di piombo, restando ampiamente sotto i limiti previsti per l’acqua potabile. In altre parole, non solo efficienza, ma anche sicurezza e sostenibilità ambientale.

Dall’edilizia al mare: un salto tecnologico

Come spiega Fabio Matteocci, professore associato all’Università di Roma Tor Vergata, il processo industriale testato per queste celle nasce originariamente da applicazioni edilizie con materiali fotovoltaici semitrasparenti. Oggi, grazie alla collaborazione con Cnr e BeDimensional, quella stessa tecnologia trova un nuovo sbocco nel mondo subacqueo, dimostrando quanto il fotovoltaico possa essere versatile.

Fotovoltaico subacqueo: applicazioni future e potenzialità

Le celle solari subacquee aprono possibilità inedite: sensori marini, acquacoltura, monitoraggio ambientale, robotica subacquea, fino all’agricoltura marina o addirittura l’invecchiamento del vino sott’acqua. Questa tecnologia potrebbe rivoluzionare il modo in cui pensiamo all’energia rinnovabile, espandendola ben oltre tetti, serre e facciate fino al mare. Come afferma Barichello del Cnr, il lavoro dimostra che le perovskiti possono funzionare in ambienti umidi, aprendo la strada a un uso sostenibile delle risorse marine.

Perché questa ricerca è davvero importante

Il fotovoltaico subacqueo non è solo un esercizio di laboratorio: è una prova concreta che le energie rinnovabili possono adattarsi agli ambienti più estremi. L’acqua diventa un alleato, non un ostacolo. Se fino a oggi l’energia solare era confinata a superfici asciutte, domani potremmo sfruttarla per alimentare le tecnologie sottomarine, riducendo costi e impatto ambientale.