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In Europa vengono prodotti 25,8 milioni di tonnellate di plastica, ma solo il 30% viene avviato al riciclo, il resto viene incenerito o smaltito nell’ambiente. Il modello dei Distretti circolari verdi, incrementando il tasso di riciclo, potrebbe aiutarci a chiudere il cerchio.

Cosa sono i distretti circolari verdi 

Con “Distretto circolare verde” si fa riferimento a una piattaforma che integra tecnologie di chimica verde ed economia circolare. Si tratta infatti di un modello che contribuisce a riconvertire siti industriali tradizionali, basati sull’utilizzo di fonti fossili, in nuovi e più funzionali siti che, attraverso il recupero dei rifiuti, producono polimeri riciclati insieme a prodotti chimici a basso contenuto di carbonio, utilizzabili in vari settori industriali.

Preservare le risorse del pianeta ed evitare di generare rifiuti difficili da smaltire sono azioni chiave per combattere il climate change e raggiungere quegli obiettivi climatici che ci siamo prefissati: i Distretti circolari verdi, incrementando il tasso di riciclo significa e riducendo il ricorso a incenerimento e smaltimento in discarica, si muovono proprio in questa direzione. 

Benefici

Numerosi, sia dal punto di vista ambientale che da quello economico, i benefici che si prospettano con il modello del Distretto circolare verde.

I primi e – forse – più evidenti sono quelli legati al comparto industriale: i polimeri riciclati prodotti dai Distretti circolari verdi, possono essere utilizzati in alternativa alle fonti fossili nei processi produttivi, contribuendo notevolmente alla riduzione delle emissioni di CO2 dei siti industriali.  

Anche nel settore dei trasporti, l’utilizzo di carburanti circolari come l’etanolo, il metanolo, l’ammoniaca può ridurre nettamente l’impronta di CO2. Si tratta infatti di carburanti prodotti da conversione dei rifiuti, classificati come “recycled carbon fuels” e  inclusi nella normativa europea sulle rinnovabili.

E ancora, questo modello costituisce uno strumento capace di rivitalizzare le economie locali, andando a creare nuovo indotto e nuove filiere legate alle sinergie con altre industrie.

Distretti circolari verdi: quali tecnologie

In Italia, da nord a sud, con differenti tagli di capacità e mix di output di prodotto, sono vari i progetti attivi per realizzare il modello di Distretto circolare verde. Vediamo quali sono le tecnologie utilizzate.

Upcycling

Con l’upcycling è possibile dare ai rifiuti plastici una nuova vita come materie prime secondarie, andando a creare dei prodotti finali che sono a metà strada tra la plastica vergine e quella riciclata. 

Upcycling e riciclo, infatti, possono sembrare la stessa cosa ma non lo sono. Nel riciclo, le componenti di un prodotto, per essere riutilizzate, necessitano di un processo di conversione. Nell’upcycling, invece, alle componenti del prodotto viene data una nuova vita senza che subiscano un’ulteriore lavorazione.

Il processo di upcycling comprende una fase di accurata selezione per polimero e per colore. Dopodiché i polimeri vengono utilizzati per realizzare nuovi oggetti in plastica (come arredi, imballaggi rigidi e componentistica per auto) che, finito il loro ciclo di vita utile, diventeranno nuovamente rifiuti e potranno essere di nuovo riutilizzati.

Riciclo chimico

Il riciclo chimico, anche conosciuto come riciclo avanzato o di materie prime, è un processo che mira a scomporre i rifiuti di plastica nei suoi elementi chimici di base e a convertirli in nuovi prodotti chimici, come idrogeno circolare e ammoniaca, e carburanti low carbon, tra cui metanolo circolare ed etanolo circolare.

A differenza del tradizionale riciclo meccanico, che prevede la fusione e la trasformazione dei rifiuti di plastica in nuovi prodotti chimici o carburanti circolari, il riciclo avanzato utilizza vari processi chimici per abbattere la struttura molecolare della plastica, e può quindi essere applicato ai rifiuti plastici non riciclabili. 

Idrogeno circolare

Come accennato sopra, dal riciclo chimico si può ottenere anche idrogeno circolare, prodotto da elettrolisi e fonti rinnovabili, che può essere utilizzato come combustibile per l’industria e per la mobilità pubblica. 

Una fonte d’energia il cui utilizzo è in crescita: a luglio 2020, ad esempio, la Commissione europea ha lanciato la Strategia europea sull’idrogeno, che riserva al settore una posizione di rilievo nel percorso comunitario di transizione energetica. L’idrogeno sembra destinato inoltre ad alimentare anche una parte dei mezzi di trasporto pubblici e privati: sono diverse le sperimentazioni in atto di autobus a idrogeno in Italia ed Europa.